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    CIAO GIORGIO

    Sembra ieri. Arrivati nell’ufficio del Carlo per parlare del nostro futuro insieme. “Potevi anche chiederci di più Mister – avevano detto Carlo e Marco – ti avremmo fatto firmare lo stesso“.

    Più o meno la nostra storia inizia così, tra le mura di un ufficio prima che sul campo. Un’escalation di emozioni, di ritmi forsennati, di scelte che variavano dai giocatori da acquisire agli obiettivi da raggiungere. Perchè non ci siamo mai nascosti: volevamo provare a vincere. Le prime sedute di allenamento al campo di Nebbiuno, la serie infinita di ripetute che hanno lasciato senza fiato chi, non conoscendoti, aveva sottovalutato il lavoro di preparazione …alla preparazione atletica del campionato. C’erano giocatori importanti, vecchie e nuove leve che pendevano letteralmente dalle tue labbra. Tra un ciuffo d’erba e un sasso, tra un pallone calciato fuori e uno che finalmente si insacca in rete, tra un urlo di incoraggiamento e uno di rimprovero, ecco che parte la nostra stagione.

    In autunno le prime avvisaglie di una nuova ondata di Covid. Il campionato si ferma e noi anche, impossibilitati ad uscire dalle nostre città, talvolta dalle nostre case. Ma non ci si ferma. Chi si allena da solo, chi proprio non smette nemmeno un attimo di tenersi in forma. Perchè la voglia di ricominciare è tanta. Nel frattempo tu ti sottoponi ad un banale intervento. “Devo togliere il dente del giudizio ” mi avevi detto quasi aspettandoti la mia risposta: alla tua età è arrivato il momento di metterlo il giudizio. E ovviamente ci siamo fatti tutti una sonora risata. Poi però qualcosa non tornava. Avevi continuamente dolore, nonostante i farmaci per calmarlo. La risposta ai controlli ci ha lasciato tutti senza fiato. Ma non ci ha fatto arretrare di un solo millimetro nella nostra filosofia: tutti per uno e uno per tutti. Così il nostro campionato, da primi in classifica si è fermato per mancanza di un condottiero che potesse guidare questa squadra in un torneo ricco di insidie. Abbiamo scelto te, abbiamo scelto di lottare insieme, nel caso, per un grande obiettivo.

    La tua battaglia personale contro il male inizia quasi subito. Un’operazione invasiva e tante cicatrici. “Mister con i punti che hai solo sulla gamba, l’anno prossimo vinciamo il campionato“. Parole profetiche.  L’estate passa tra terapie, chiacchierate, programmazione. Ci troviamo a Lesa questa volta, tu ancora più carico di energie positive: stai meglio e hai voglia di lasciarti alle spalle gli ultimi mesi. Però la prima partita ci lascia tutti col fiato sospeso. Una manita pesante da parte della candidata alla vittoria finale. “E’ solo colpa mia”. Quelle parole risuonano e rimbombano nelle orecchie e nei cuori dei tuoi ragazzi. Energia allo stato puro, spirito di corpo, piano piano la famiglia si forma, i legami diventano indissolubili. E così dall’idea embrionale di squadra di Uomini, si sviluppa una creatura con tante teste ma un solo cuore.

    Un unico obiettivo: lottare tutti insieme per e con Giorgio. In autunno la malattia si ripresenta con dolore. Ogni tanto ti fermi, ogni tanto devi cedere il passo a Nico, nato pronto per un’avventura che ancora continua. Non sempre le cose sono semplici, talvolta barcolli, ma non hai mai lasciato il passo alla paura, non hai mai abbandonato l’idea di realizzare a Stresa un grande obiettivo. Era il tuo sogno, il nostro sogno. Volevamo tornare insieme protagonisti e ci siamo riusciti. Siamo a Verbania il giorno della vittoria. Tu al momento del triplice fischio stringi in un abbraccio Pippo e Francesco e poi con Marco, ma poi lasci il campo ai tuoi ragazzi, che ti osannano fino a notte fonda . Li guardi da lontano, dalla panchina. Ti godi la loro felicità, con soddisfazione e la consapevolezza di aver scritto una pagina indelebile nella nostra storia.

     

    Passa un’altra estate, ma questa volta meno serena. Il tuo fisico è indebolito dalla malattia, ma il tuo cuore è rafforzato dalla speranza di aver trovato una terapia sperimentale che potrebbe essere quella risolutiva. E i primi risultati fanno ben sperare. Noi ti vogliamo sulla nostra panchina. Costi quel che costi. Tu cavalchi con la fantasia l’idillio di aver coronato il tuo sogno. “Siamo in serie D, guarda che è vero! Eppure mi sembra tutto un sogno, non ci credo ancora”.

    Un sogno che si è spento a pochi giorni dal via. La tua decisione di lasciare la panchina ci ha fatto tremare. Sapevamo che sarebbe potuto succedere. Sapevamo che potevi non sentirti in forze per continuare il lavoro estenuante che il calcio, il tuo calcio soprattutto, richiede. “Ma come faccio ad allenare, non riesco nemmeno più a stare in piedi davanti alla panchina. non riesco nemmeno ad urlare”.

    Voleva solo essere un arrivederci, invece la tua scelta si è tramutata in un vero e proprio addio.

    Un addio che ci lascia in lacrime, che ci lascia spaesati, che ci fa sentire tutti un po’ soli. Un addio improvviso, senza possibilità di appello.

    Hai lottato con tutte le tue forze e hai amato la vita fino all’ultimo giorno. Hai maturato una fede e una consapevolezza che ti hanno accompagnato fino al tuo ultimo respiro. E te ne sei andato consapevole di ciò in cui volevi credere, di ciò in cui avevi riposto la tua fiducia, la tua anima. Hai trovato la serenità che non ti ha risparmiato sofferenza ma che ti ha fatto sperare in un nuovo inizio.

    E hai lasciato a tutti noi un messaggio.

    ” il tempo passa e vola troppo velocemente , ormai c’è poco o nulla da fare x noi esseri umani , te l’ho detto ora serve la fede in Dio , che ci aiuti e protegga ❤️.grazie x il pensiero ti voglio bene”

    Ciao Giorgio. Ora fai buon viaggio. E ovunque tu sarai, non smettere mai di proteggere le persone che ti hanno voluto bene.

    #bluespersempre